
Khulna, Bangladesh: altre case sicure
“Siamo lieti di comunicare con gratitudine che tre nuove case sono state costruite a Bagerhat. Questa iniziativa ha portato nuova speranza e stabilità a famiglie bisognose, fornendo loro condizioni di vita sicure e dignitose. Ora sono felici e grati ai donatori. Hanno la sicurezza di vivere e di continuare a svolgere il loro lavoro senza preoccupazioni.
I nostri più sentiti ringraziamenti vanno a tutti i generosi donatori, sostenitori e volontari che hanno reso possibile questo progetto grazie al loro incrollabile sostegno e alla loro compassione. I vostri contributi non solo hanno costruito case, ma hanno anche ridato fiducia e sicurezza alle vite dei beneficiari. Questa volta abbiamo dato un piccolo aiuto per riparare alcune delle loro case con il vostro denaro extra”.
Queste le parole con cui monsignor James Romen Boiragi, vescovo di Khulna, ci ha comunicato che le nuove case erano state costruite e assegnate alle famiglie. Non solo, avendo avuto un cambio favorevole, il contributo del Gruppo India ha permesso anche di riparare altre case e quindi ci sono altre famiglie di Bagerhat che ora hanno una dimora sicura.
Il Bangladesh vive un periodo difficile, perché è diretto da un governo provvisorio. La situazione attuale è molto fragile a causa delle relazioni con gli altri Paesi e delle numerose manifestazioni dei partiti politici. I prezzi dei beni sono aumentati e i poveri faticano a sostenere le spese quotidiane. Molte persone si rivolgono alla Diocesi per chiedere aiuto per il cibo, le cure mediche, le rette scolastiche dei figli e così via.
La costruzione delle ultime tre case è costata più delle precedenti, perché è aumentato il costo dei materiali di costruzione (mattoni e cemento). Ma il deprezzamento del taka sul mercato internazionale ha fatto sì che a parità di contributo in euro don Domenic Halder e le persone della Caritas abbiano risparmiato del denaro che ha poi permesso di effettuare altri lavori. Infatti l’ultima volta il cambio era di 116,45 taka per un euro, mentre ora hanno avuto 125,33 taka per ogni euro arrivato dall’Italia: tutto speso per il benessere delle famiglie più povere.