Padre Pesce e Madre Teresa
Padre Pesce e Madre Teresa

È diventata una nostra piccola tradizione ricordare l’anniversario della morte di padre Pesce con una funzione e una serie di testimonianze sulla sua vita, le sue opere e su quanto ancora continua nel suo nome. Il 25/11/2016 ci siamo riuniti nella cappella dell’Istituto M. Massimo di Roma, dove padre Pesce insegnava religione perché proprio da qui ha mosso i primi passi il Gruppo India. Vogliamo proporre un estratto delle testimonianze di laici e religiosi rese al termine della S. Messa, anche se il testo scritto non può trasmettere le stesse emozioni…

Con padre Pesce ci siamo incontrati negli anni ‛80 dopo che lui aveva fondato il Gruppo India. Un momento culminante del nostro rapporto è stato quando abbiamo preparato un servizio speciale per la rivista Popoli di oltre otto pagine sul Gruppo India. Poi abbiamo fatto un fascicolo a parte che padre Pesce per molti anni ha diffuso nei suoi giri per l’Italia. […] Ho sempre condiviso questo grande amore che lui aveva per l’India, per i poveri, per evangelizzare i poveri e soprattutto per dare una mano a coloro che erano più disprezzati, i senza casta per i quali era speciale perché cercava di dargli una casetta e una capretta anche, in modo che potessero avere una casa e anche qualcosa per poter sopravvivere. (P. Armando Ceccarelli s.j.)

Soddo__RRi1Mi chiamo sr Elvira, e sono della congregazione delle Suore della Carità. […] Di fatto adesso sono 15 anni che sono nella Repubblica Centrafricana: abbiamo avuto il grande dono del Papa che venuto ad aprire la Porta Santa lì prima che a Roma, in un paese che ha vissuto tre anni di guerra. Io non ho conosciuto padre Pesce ma ho una riconoscenza molto forte perché attraverso il Gruppo India noi Suore della Carità siamo riuscite a realizzare tanto bene, tanti progetti. […] Posso dire che ogni sera preghiamo per voi, soprattutto i ragazzi che abbiamo tolto dalla strada (il progetto di cui mi occupo io), ma ragazze, dispensario, ospedale… ecco, come fare a dire tutto il bene che voi fate? Ve lo dico semplicemente con un grazie, da parte delle superiori e della congregazione… […]
Poi intona un canto per ringraziare: “Io ho bisogno di voi, io ho bisogno di te, voi siete l’unica Bibbia che il mondo può leggere ancor…” (Sr Elvira Tutolo, S. Giovanna Antida)

Sono stato al secondo viaggio di padre Pesce ed è stato un viaggio che da oltre 30 anni ricordo fortemente per la fede che ho ricevuto. Di tutto il viaggio mi permetto solo di ricordare un episodio. Il gruppo era ricevuto dalle suore canossiane […] e una sera, durante la cena, mi si sedette accanto un padre gesuita che era missionario in India da moltissimi anni. Parlammo di tante cose e durante la cena ci fu servito del riso e io notai che questo padre raccolse in una foglia un grosso pugno di riso, lo divisa a metà, una metà la prese per lui e l’altra metà la accartocciò nella foglia e la pose poi da parte. Quando uscimmo dalla cena, eravamo nel lebbrosario, tanti malati si avvicinarono: lui prese dalla tasca la foglia piena di riso che aveva conservato, che non aveva mangiato, e la dette ai poveri, la detti a questi lebbrosi. Questo episodio per me è stato fondamentale, è stato importantissimo per capire la carità che bisogna avere verso i fratelli più bisognosi. È un ricordo per il quale ringrazio padre Pesce… (P. R.)

Bathbanga-coroQuest’estate con un piccolo gruppo di persone ci siamo recati in India e a questa finalità abbiamo chiesto ospitalità al Gruppo India, che subito ha fatto una telefonata ai padri gesuiti e abbiamo avuto la grande grazia di vedere come ancora oggi va avanti l’opera di padre Pesce soprattutto tra queste persone che vivono in una grossa discarica. […] Lì hanno tanti progetti di avviamento professionale per i ragazzi, così come c’è una grossa istituzione per portare i ragazzi e i bambini nelle aule […]: il bene esiste, il bene continua. È stata un’occasione di grande confronto, anche per le persone che erano con me nel viaggio, vedere come questa realtà si è conservata in tutto questo tempo. Ci fa piacere veramente che lo Spirito Santo ci accompagna; non sono solamente buone intenzioni ma c’è una presenza forte. Quindi volevo dire grazie al Gruppo India per tutta questa opera e grazie a padre Pesce che ho conosciuto, che mi ha incoraggiato col suo esempio e con la sua voglia di arrivare a chi ha chi avuto una storia diversa per diverse situazioni sociali e che comunque noi possiamo continuare aiutare nel nostro piccolo. (M.A.)

La mia fondatrice diceva che “il bene bisogna farlo bene” e sono qui a testimoniare che il Gruppo India il bene sa farlo bene! e cosa vuol dire fare bene il bene: vuol dire raggiungere il cuore delle persone che ne hanno bisogno, vuol dire compiere scelte prioritarie perché questo bene si possa realizzare, vuol dire farlo con umanità, farlo con professionalità. Cerchiamo anche noi di fare questo, fedeli a quello che la nostra fondatrice più di 300 anni fa ha seminato nel suo insegnamento nel cuore delle Maestre Pie Venerini. […] Sono qui a portarvi il saluto e la gioia dei bambini delle Case della Luce: una è in Assam e una in Kerala. Ero con loro quando in Italia venne il tremendo terremoto che ha colpito l’Abruzzo. Io sono di quelle zone e seppi la notizia ma avevamo tutti i cellulari bloccati […] Attraverso un posto di polizia riuscimmo a prendere contatto con l’Italia per sapere che cosa era successo. Quando tornai con il cuore felice perché i miei familiari erano stati coinvolti con danni ma non con morti, trovai i nostri bambini tutti in cappella, anche i non cristiani (tra i 35 bambini nella Casa della Luce solo tre erano cristiani) ma tutti gli indù erano lì a pregare per i bambini che erano stati colpiti dal terremoto nel paese di suor Eliana. Sono qui per dire solo grazie! vi invito a continuare sempre fare il bene e sentire sempre che qualcuno ha bisogno di noi in tutto quello che possiamo dare: tempo, denaro, collaborazione, divulgazione… Il bene va fatto bene mettendoci tutto quello che possiamo. (sr Eliana Massimi, madre generale Maestre Pie Venerini)

P.Pesce con BBiÈ bello ricordare e celebrare il carissimo padre Mario Pesce s.j. Quando si celebra, si celebra sempre la vita…. 10 anni dalla sua nascita al cielo, una vita piena e realizzata appunto perché donata… senza nessuna riserva. Lui, ricordo bene, si illuminava tutto quando vedeva i bambini, andava nei villaggi, era così felice, chiedeva informazioni del bambino e della sua famiglia, si faceva nota e nel viaggio successivo si ricordava del nome, della famiglia e del villaggio. Aveva un amore veramente paterno e lo dimostrava con un grande sorriso…
Io sono stata una delle poche fortunate ad accogliere nel Natale del 1980 p. Mario Pesce in India, nel suo primo viaggio con 15 giovani ragazzi dell’Istituto Massimo. A me è sembrato che P. Pesce voleva far fare a questi ragazzi un salto di qualità nella vita e perciò mangiare come quei bambini, riso e fagioli… patire un po’ la fame… patire la sete, niente banane o bibite… […] come diceva a me: “non si può amare il povero finché non si partecipa, non si condivide e si fa l’esperienza della sua vita e cioè del minimo necessario, poiché la persona ricca è colui che sa vivere con il minimo”. […]
Quella meravigliosa esperienza di 15 giorni nella giungla e villaggi di Dharampur nella missione di Bilpudi di recente fondata, scavare quel pozzo, tagliare la legna e gli alberi partecipare alla vita dei ragazzi della missione dei Gesuiti di Fulwadi… quanta gioia questi ragazzi anche se come oasi è stata data loro la capanna delle suore compreso il dispensario… che bagni!, che acqua corrente! bidoni ed un precipizio dove era accovacciata una pantera feroce di cui nessuno si era accorto… ma l’Angelo del Signore si era pure accampato in quella capanna per proteggere tutti questi meravigliosi ragazzi, avventurosi e coraggiosi.
Padre Pesce era tanto innamorato dei bambini, dei malati di lebbra, dei poveri e delle missioni che al ritorno non dormiva di notte perché impegnato all’impossibile a raggiungere le nostre missioni sia di Zaroli che Talasari giorno e notte per fare conoscere le missioni, trovare collaboratori e benefattori che lo aiutassero a donare aiuti a tutti i bambini, donando sostegno, specialmente una sana educazione.
Così ricordo è nato il Gruppo India: da un piccolo seme fino ad un albero frondoso che accoglie tante altre nazioni nel mondo. […] Quanto sollievo e quanto sostegno ancor oggi donato per vedere crescere queste popolazioni… e così possiamo affermare che è donando che si riceve… è amando che si è amati… (Madre Maria Scremin, suora canossiana)

BBa con quadernoCarissimi, sono ormai 30 anni che le nostre strade si sono incrociate e mi trovo a Roma per collaborare a quest’opera che lo Spirito ha suscitato grazie a p. Pesce. Anche papa Francesco mercoledì scorso (23/11/2016), in linea con lo Spirito del Gruppo India, ha sottolineato bene: “Quanti bambini soffrono di mancanza di istruzione. È una condizione di grande ingiustizia che intacca la dignità stessa della persona. Senza istruzione poi si diventa facilmente preda dello sfruttamento e di varie forme di disagio sociale.” Anche quest’opera di misericordia, dice papa Francesco: “non è lontana dalla nostra vita. Ognuno di noi può impegnarsi nel viverla per mettere in pratica la parola del Signore quando dice che il mistero dell’amore di Dio non è stato rivelato ai sapienti e agli intelligenti, ma ai piccoli.” E allora è con il cuore pieno di gratitudine che desidero dire grazie a quanti ci hanno voluto bene e continuano a sostenerci con amore e sacrificio. La riflessione, il “la”, me lo ha dato proprio p. Ceccarelli che un giorno nel nostro ufficio ci ha detto “sono in tanti che vi hanno voluto e vi vogliono bene”. È vero sono proprio tanti e non solo i gesuiti: i benefattori che ogni mese, ormai da anni, con amore e sacrificio vanno alla posta e fanno la fila come per un proprio figlio, le canossiane (le prime ad ospitarci in India e ad aver collaborato con noi), le suore di Santa Giovanna Antida e le Maestre Pie Venerini che con generosità sempre ci sostengono.  Grazie di cuore (C. C.)

Io so che tra gli amici del Gruppo India c’è un nutrito gruppo di Firenze: qualcuno è qui? (risponde il pubblico: sono in contemporanea a Firenze) Perché bisogna ricordare che negli anni ‛50 e ‛60, prima di venire al Massimo, padre Pesce era Firenze: era il periodo di Giorgio La Pira, sindaco, del cardinal Dalla Costa, cardinale di Firenze, e il gruppo della Congregazione Mariana di via Spaventa era un gruppo che ha formato gente molto impegnata anche in politica e che ha collaborato molto per il livello culturale e l’impegno sociale a Firenze. Anche questo aspetto va ricordato di padre Pesce. Era un formatore nato, molto esigente come potete capire ma il suo cuore era grande; e a Firenze ancora lo ricordano proprio come un grande maestro. (p. Torquato Paolucci, comboniano)