Ho sempre aiutato i missionari di quel paese (India) e da loro giungevano pressanti inviti a visitare le loro missioni. Mi decisi e, nel Natale del 1980, partii con un gruppo di giovani studenti dell’Istituto Massimo di Roma, convinto che questa esperienza non si sarebbe mai più ripetuta …e invece…

Così P. Mario Pesce S.J. commentava l’inizio della sua lunga avventura che, al di là di ogni aspettativa, ha attraversato gli anni della sua vita sino a quando le condizioni fisiche glielo hanno permesso. Quella prima visita in India fu il preludio di tanti altri viaggi dove conobbe volti di bambini, donne e anziani sfigurati dalla povertà, dalle malattie e dall’ignoranza.

Dedicò tutte le sue forze, la sua passione e la sua fede al servizio dei più poveri e dei più piccoli della terra, convinto di usare la forza e le ragioni dell’amore come strumenti efficaci per superare le frontiere costruite dalle “debolezze” e talvolta perversioni umane. Quel primo impatto diretto con la miseria che attraversava la vita degli slums (baraccopoli) di Mumbai (già Bombay) e dei villaggi dello Stato del Gujarat (India), aprì gli occhi e il cuore non solo a P. Pesce ma anche ai suoi giovani studenti che lo accompagnavano. A Bilpudi, nuova missione appena iniziata, trovarono un sacerdote indiano dedito alla cura di 130 ragazzi ospitati in un capannone: l’impressione dei visitatori fu fortissima dinanzi alle immagini che registravano!

A chi gli chiedeva di ricordare quel primo viaggio e i successivi, P. Pesce affermava ripetutamente: tre realtà mi hanno sempre colpito: l’eroismo dei missionari e delle missionarie, la moltitudine e le condizioni di vita dei bambini e i lebbrosi incontrati.
Il Gruppo India, ha le sue radici in quel Natale del 1980.
Rientrati in Italia, P. Mario e suoi studenti parteciparono ad amici, colleghi, parenti tutto ciò che avevano registrato con la vista, con l’udito e con il cuore: fu l’albore di un nuovo cammino apostolico con l’iniziativa: ADOZIONE – BORSA di STUDIO. L’espressione fu coniata in tempi in cui ancora non esisteva questo tipo di progetto, almeno in Italia. Fu lanciata la campagna di sottoscrizione rivolta a quanti desideravano prendersi cura della formazione scolastica e umana dei bambini visitati.

In trent’anni di attività, l’alfabetizzazione dei bambini e delle bambine ha portato nei villaggi, poco alla volta, un notevole progresso di promozione umana. I genitori dei nuovi scolari inizialmente furono quasi ostili alla scuola dei figli in quanto il lavoro di quest’ultimi, seppur mal pagato, risultava indispensabile alla vita della famiglia. Oggi la situazione è diversa. Un vescovo scriveva: In questi anni, grazie al vostro sostegno c’è stata una grande trasformazione non solo in questa missione, ma nell’intera diocesi, quasi un miracolo… !

Quei bambini/e, oggi adulti, vivono in condizioni dignitose e sono promotori di varie iniziative sociali e culturali nella loro terra, mentre tanti altri bambini nel mondo continuano a ricevere un supporto per diventare futuri protagonisti della trasformazione della loro storia.
P. Pesce da sempre, nella sua attività di educatore, si è rivolto ai ragazzi a cui insegnava e ai molti che incontrava in altre scuole e parrocchie, chiamandoli ad aiutare altri bambini impossibilitati di andare a scuola perché privi di tutto. Così facendo ha promosso una grande gara di solidarietà contagiando sempre più scuole italiane, ma anche gruppi di catechismo e singoli bambini/e che ancora oggi sostengono la scolarizzazione nel mondo dei loro coetanei e partecipano con generosità e fantasia ad altre nostre iniziative di solidarietà.
P. Pesce coinvolse gli amici della Congregazione Mariana (oggi “Comunità di Vita Cristiana”) di Firenze, dove ha vissuto e lavorato per 14 anni; molto di quanto è stato realizzato, e si continua a realizzare, è possibile anche attraverso la collaborazione attiva di alcuni suoi ex congregati che tuttora fanno parte del  “Comitato Gruppo India”.

Lo sviluppo e la diffusione dell’attività del Gruppo India risale all’inizio del 1986, quando P. Mario fu invitato ad esporre, in tre minuti, il suo programma a una rubrica religiosa domenicale trasmessa da un’emittente televisiva nazionale. All’intervista fecero seguito un gran numero di lettere da tutta Italia, in cui si chiedevano più informazioni sul progetto adozioni – borse di studio.

Nel 1988 P. Mario incontrò P. Nobile, missionario gesuita che già da anni lavorava nel nord dell’India tra i santals (tribù indigena); una visita breve ma scioccante per la particolare situazione di indigenza in cui viveva il missionario con la sua gente. Così egli raccontava il suo primo incontro con p. Nobile:

L’ho incontrato nel distretto di Raiganj (Bengala Occidentale), al confine con il Bangladesh. Per raggiungere Raiganj da Calcutta sono occorse ben dodici ore di jeep, spesso su strade impraticabili. Essere al confine con il Bangladesh è stato come entrare in una povertà mai vista e mai immaginata! Non ho mai provato una tale sensazione di totale vuoto di tutto, e quando dico di tutto non esagero di una virgola. Con lui, 110 bambini, che sono l’inizio di una scuola voluta dal vescovo, la maggioranza assai piccoli (5/6 anni), i più grandi, appena tre, di quarta elementare. Bambini di una povertà che non si può credere – di povertà nei miei viaggi in India ne ho vista molta – ma quella di Raiganj è incredibile. A malapena un pantaloncino per coprirsi, anzi qualcosa che era stato un pantaloncino! Dormitori peggiori di quelli visti nelle foto dei campi di concentramento, e vedere quei bambini così piccoli dormire senza neppure una piccola stuoia, quei piatti metallici unica cosa decente, ma decente solo per il metallo lucido, non certo per la quantità di riso assai spesso senza alcun condimento, sono cose che non si possono dimenticare. Osservare quelle pance nude, gonfie di vermi per mancanza di nutrimento e di acqua potabile e, la sera più di una volta, vederli bere con avidità – unico cibo – l’acqua in cui a pranzo era stato cotto il riso, per quel po’ di amido rimasto, faceva venire la voglia di piangere.

Negli anni si sono costituiti numerosi gruppi spontanei in tutta Italia. Si tratta di persone comuni impegnate in un’importante opera di sensibilizzazione e di animazione missionaria presso scuole, parrocchie, club, movimenti, ecc… Veri volontari, promotori di iniziative di solidarietà e collaborazione generosa e preziosa all’opera del Gruppo India.

Oggi il Gruppo India è presente in 34 Paesi dell’emisfero Sud del mondo (vedi il link: dove aiutiamo). Quella piccola scintilla accesa nel Natale del 1980 è divenuta un fuoco che arde in tanti angoli sperduti della terra. Dall’India al mondo, la diffusione dell’istruzione e la crescita integrale di migliaia di bambini e bambine sono diventati processi inarrestabili.

Il Gruppo India, pur ritenendo prioritaria l’attività educativa, ha sempre prestato ascolto a tante altre necessità: acqua potabile, calamità naturali, lebbra, malnutrizione, malaria, imprese femminili di produzione, microcredito ecc… Per un quadro più dettagliato fare riferimento al link cosa facciamo.

A tutti i benefattori del Gruppo India – sempre presenti, generosi e impegnati rendendo possibile ciò che altrimenti resterebbe impossibile da realizzare – giunga il nostro GRAZIE riconoscente, unito a quello dei bambini, delle bambine, delle donne, dei lebbrosi e di quanti altri serviamo.

UNA GRANDE EREDITÀ DA CONTINUARE

P. Mario Pesce è morto il 25 novembre 2006 ma la sua opera continua grazie ai suoi più stretti collaboratori. Continua soprattutto grazie a quanti lo hanno conosciuto e stimato, sostenuto e appoggiato in tutte le sue iniziative, raccogliendo la sua impegnativa eredità. Tante le pagine della carità ancora da scrivere e affidate ad ognuno di noi, all’impegno, alla fantasia e alla creatività dei tanti vecchi e nuovi amici, piccoli e grandi, all’opera di sensibilizzazione svolta da singoli e gruppi. Un impegno affidato anche a quanti vorranno entrare a far parte della grande famiglia del Gruppo India e dare il proprio contributo. P. Mario non si è mai rassegnato alla povertà e alla sofferenza di gran parte dell’umanità, soprattutto dei bambini. Il suo esempio ci spinge a proseguire il cammino sulla strada da lui tracciata.